Giuseppe "Claudio" Macchi muore a 77anni il 15 febbraio 1998.
Era nato a Varese il 9 marzo 1921. A soli vent' anni ebbe l'incarico di aviere in Africa Settentrionale , dove conobbe la violenza della guerra fascista.
L'8 settembre 1943, giorno dell'armistizio, Macchi raggiunse Varese e, con un gruppetto di amici antifascisti tra i quali Quinto Bonazzola, Renato Morandi, Walter Marcobi, creò una struttura armata composta da tre battaglioni, che sarebbe diventata la 121esima Brigata d'assalto, e avrebbe operato tra Varese e Sesto Calende e tra Tradate e Luino.
Nel momento in cui sembrava che la Brigata perdesse forza (muoiono Marcobi, Bai e Brusa; Trentini, Copelli e Ghiringhelli vengono fucilati alle Bettole, altri nove alla Gera di Luino), Macchi nominato comandante della 121esima riuscì a trovare ed organizzare altri uomini, armarli e compiere azioni coraggiose in particolare sabotaggi di centraline elettriche.
Tra il 1944 e il 1945 Macchi e i suoi ebbero a scontrarsi più e più volte con la feroce 16esima Brigata Nera di Varese "Dante Gervasini". Finalmente il 25 aprile segnò la vittoria partigiana e il comandante "Claudio" guidò l'insurrezione varesina.
Anche nel dopoguerra la sua presenza fu di importanza notevole: fu nominato responsabile della polizia ausiliaria della Questura di Varese e come tale diede la caccia ai maggiori responsabili repubblichini. Ma, come successe a tanti altri partigiani, "Claudio" Macchi dovette subire processi e accuse per episodi legati alla guerra di liberazione, ne uscì comunque a testa alta.
Fu Presidente dell'Anpi e poi del Comitato Unitario Antifascista. Fu insignito dell'onorificenza di Grande Ufficiale al merito della Repubblica dal Capo dello Stato.
Fece visita a fabbriche e scuole, dove parlò con tutti portando la sua voce di uomo libero e la memoria della Resistenza.
A 77 anni, durante una passeggiata in bicicletta sul Monte Ceneri, venne stroncato da un infarto.
Le sue ceneri sono al cimitero monumentale di Giubiano (Varese).