QUEGLI OSCURI EROI

Tratto dalla relazione ufficiale, firmata all'indomani della resa nazifascista, da Giuseppe "Claudio" Macchi  Comandante della 121° Brigata d'Assalto "Garibaldi" "Walter Marcobi"

Mentre molti uomini accorrevano alla montagna impugnando contro il nemico nazifascista con le armi date loro per la guerra, altri giovani restavano nelle città e nelle campagne tra i lavoratori, facendo d'isolati fuggiaschi un nucleo partigiano.

Così si costituiva a Varese il Gruppo d'Azioni Patriottiche (GAP).

Nell'autunno 1943, il Gruppo era composto da pochissimi elementi, ma instancabili combattenti, prendevano anche iniziative individuali. La prima attività del GAP era il rifornimento ai partigiani sui monti della zona, specialmente agli eroici combattenti di S. Martino.

Le autorità nazifasciste, investigavano inutilmente, sguinzagliando i loro agenti in ogni parte. Dopo continui attacchi esplosivi a cabine telefoniche ed elettriche, i fascisti presero maggiori precauzioni, montando a turno guardie ininterrotte.

Il cammino dei Gappisti, oltre che pericoloso, era doloroso, quando qualche membro tradiva il gruppo e di conseguenza qualche compagno veniva preso o peggio ancora restava vittima dell'odio nazifascista. Se si riusciva ad individuare il colpevole, questo si poteva considerare spacciato.

Nell' "ottobre di sangue" la Brigata d'Assalto Garibaldi di Varese veniva decimata a causa dei massacri dei nazifascisti, perdendo tre fra i suoi migliori Gappisti, Bartolomeo Bai, Giuseppe Brusa, torturati ed assassinati, e il comandante Walter Marcobi.

Il colpo inferto dal nemico era forte e i Gappisti si sentivano abbattuti. I collegamenti erano interrotti, i fascisti perlustravano e rastrellavano e il Gruppo minacciava di sfasciarsi. Ma la vita riprese a poco a poco il suo ritmo.

A causa dei sabotaggi durante il mese di novembre, il comandante germanico di sicurezza ordinò provvedimenti portati fino a Gemonio, dovuti ai danneggiamenti della centrale elettrica:

coprifuoco alle ore 18;
chiusura di tutti i locali pubblici, escluso l'albergo Manzoni (che ospitava i nazisti), mense collettive e negozi alle ore 17;
sospensione della distribuzione di tabacco;
cessazione del servizio delle tramvie, delle linee d'autobus e delle ferrovie della Società Varesina alle ore 18;
questi provvedimenti entrano in vigore dal giorno 10 novembre 1944;
premio di 200.000 per chi fornirà informazioni per la cattura degli autori dei sabotaggi.

Nel 1945 i Gappisti insistevano a far comprendere agli operai di sospendere i lavori, soprattutto militari, per evitare il prolungarsi della guerra.

Gli operai persuasi della verità scioperavano e le autorità correvano inutilmente ai provvedimenti.

Nell'aria si sentiva l'approssimarsi degli eventi, era necessario agire per procurare i mezzi per la battaglia. La notte del 22 aprile la Squadra "B.Bai" dopo un lungo e faticoso cammino, raggiunse la località di Cuvio per effettuare un attacco alla caserma G.N.R. e disarmare i repubblichini.

I Gappisti iniziavano la lotta decisiva il mattino del 24 aprile, predisponendo lo sciopero delle comunicazioni. Per favorire la riuscita dello sciopero, essi imponevano agli operai di cessare il lavoro.

Ben preparati, il 25 aprile, all'alba dell'insurrezione, scattavano. A gruppi gli uomini, attaccavano gli obiettivi di Varese: la Caserma Garibaldi, quella della Polizia Ausiliaria e la G.N.R..

Le caserme venivano occupate e i combattenti procedevano al disarmo di tutti i repubblichini e all'eliminazione degli elementi pericolosi. La lotta durava tutta la notte fino al mattino del 26 aprile, quando i Briganti neri si decidevano alla resa.

Gli uomini della "Walter Marcobi" eliminarono tutti i piccoli gruppi armati che tentavano la resistenza.

Il nemico schiacciato per sempre non potrà più risorgere, grazie al valore dei partigiani che sono caduti, hanno sofferto e hanno resistito per la libertà!

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