Il diario della Guardia di frontiera tedesca riporta la notizia l'11 di novembre 1943.
Essa conferma che la decisione di distruggere la formazione di Croce viene assunta, di comune accordo, sia dai tedeschi che dalle autorità fasciste.
Ore 16 del 12 novembre 1943, il maresciallo Angelo Fasani avverte la presenza di un aereo che sta sorvolando la regione della Valcuvia, limitandosi alla ricognizione. Non fu però possibile riconoscere la nazionalità dell'aereo per la foschia esistente.
Con molte probabilità era un aereo germanico inviato per localizzare le postazioni partigiane sulle montagne del luinese, in appoggio alle forze di terra.
Il 14 novembre inizia l'accerchiamento del San Martino: unitamente alla guardia di frontiera tedesca operano alcune unità provenienti da Milano. Da qui è giunta anche la compagnia mobile dei carabinieri comandata dal capitano D'Agostino.
Il comando germanico ha disposto sentinelle lungo la strada della Valcuvia vietando la circolazione alle persone e ai veicoli; Ha occupato il centralino telefonico e chiuso l'ufficio telegrafico di Cuvio.
Concluso l'accerchiamento ha iniziato le prime manovre.
Tutto è ormai pronto. Le pattuglie miste di tedeschi e di fascisti perlustrano le vie di comunicazione.
Fra i boschi, alle pendici della montagna, un cordone sanitario impedisce a tutti di passare. Manca soltanto l'ordine che arriverà non appena da Como saranno giunti altri rinforzi per quella che sarà la prima operazione armata di un certo peso dei tedeschi nel territorio della Repubblica sociale italiana.
Le prime unità tedesche si muovono nella notte fra il 14 ed il 15 novembre. La tattica è elementare, anche prevedibile: chiudere la montagna in un sacco e contemporaneamente attaccarla. E' previsto l'appoggio dell'aviazione. Il diario tedesco riporta le varie fasi della battaglia: "15 novembre: alle 6 del mattino i gruppi d'assalto hanno attaccato le fortificazioni del S. Martino.
L'attacco principale era partito da Arcumeggia a sud del Monte Colonna.
La battaglia è furiosa, i partigiani di Croce si battono fra il culmine e le gallerie alte, ma debbono cedere.
Sono stati fatti sei prigionieri. Contemporaneamente al gruppo di assalto, è arrivato sulla vetta del San Martino anche il gruppo del 2° plotone che era appostato sul San Michele. Questo è stato attaccato frontalmente e di lato dal fuoco delle mitragliatrici, dovendosi così ritirare verso Mesenzana. Un gruppo della polizia si è spinto, partendo dalla vetta di San Martino, fino alle casematte situate più a valle nel pomeriggio del 15 novembre.
A 70 metri circa dalla caserma di San Martino, il gruppo si è trovato sotto il tiro delle mitragliatrici sia frontalmente che lateralmente. Vi sono stati quattro morti e diversi feriti. Anche la Guardia di frontiera ha dovuto ritirarsi nella notte fra il 15 e il 16.
Le perdite delle truppe tedesche ammontano a dieci morti e a una quarantina di feriti.
Prima di abbandonare la montagna i partigiani superstiti, fra cui il tenente colonnello Croce, distruggono le fortificazioni ed i depositi di munizioni perché non cadano nelle mani dei tedeschi. Qualche sbandato nelle ore finali viene catturato ed ucciso sul posto. E' la fine.
Gli scampati alla cattura, attraversando le gallerie e i camminamenti attorno alla montagna, suddivisi in gruppi, raggiungono rapidamente la Svizzera, passando dal valico di Ponte Tresa.
Stroncata sul piano militare la formazione del colonnello Croce, tedeschi e fascisti intendono chiudere in modo definitivo ogni altro episodio di ribellione nell'alto varesotto. L'azione è stata massiccia e ha lasciato sicuramente un segno profondo. La sicurezza interna nella provincia di Varese non era ancora garantita. La prima resistenza armata non è cancellata. I fascisti lo sanno e hanno paura. Ne è consapevole anche Sinisi (Comandante del gruppo dei carabinieri di Varese), che, presi gli ordini dal capo della Provincia Giacone, comunica che in occasione del trasporto delle salme dei partigiani rinvenute sul colle del San Martino sono proibite manifestazioni da parte del pubblico, comprese le deposizioni di fiori, corone, ecc.I funerali si celebrarono con la popolazione che ignora le disposizioni delle autorità fasciste e partecipa al rito. E' una sfida pubblica intensa, di grande significato politico.