LA GERA

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Nelle stesse ore in cui maturavano le decisioni che avrebbero portato il Croce a S. Martino, iniziavano le vicende di un altro importante gruppo di Resistenti: la "Formazione Militare Lazzarini" meglio detta "Banda Partigiana Lazzarini", la quale operava nella zona di Voldomino. Voldomino costituiva un decisivo anello della catena di salvataggio verso la Svizzera e del recupero delle armi, come dimostrano i due documenti, i quali ci forniscono preziose informazioni sullo stato della lotta: "Dopo appurate indagini fatte nel paese di Voldomino si e’ potuto accertare che in quel vi abita un comunista a nome Baggiolini Antonio di Pietro il quale fu assegnato al confino di polizia per anni quattro. Mentre si faceva indagini per rintracciare armi, le persone del sopra nominato paese conferma(no) sempre il nome del Baggiolini, come il sobillatore del paese e l’agente provocatore di ... (illeggibile)" "Sempre per ordine del comando delle SS Germanica per il recupero delle armi, si e’ venuto a conoscere che le sottoscritte persone sono detentori di tali: De Vittori Antonio (Voldomino), Vanetti Giovanni (Voldomino), Berri e fratelli (Voldomino inferiore)." La formazione si costituì l’ 11 settembre 1943 con a capo Giacinto Lazzarini di Muralto. Lazzarini e i suoi uomini recuperarono armi e automezzi e si diressero alla volta di Luino, tenendola per tre giorni; fuggirono poi per il sopraggiungere di una formazione tedesca e si rifugiarono sul monte Sette Termini. In località Serta contribuirono con il Croce a far saltare due autoblinde nemiche e a recuperare tanti feriti e sbandati. La Banda Lazzarini adottò la tecnica partigiana dei colpi di mano, dell’inserimento di uomini nella popolazione e dell’utilizzo di gruppi agili. Per più di un anno la Banda mise a segno un gran numero di colpi di mano e aiutò oltre tremila ebrei, perseguitati e feriti a raggiungere la Svizzera. Tra il 4 e il 7 ottobre caddero trucidati dagli sgherri della R.S.I. diciotto partigiani varesini tra i quali Rene’ Vanetti. Nella notte del 30 settembre fu attaccata la sede del fascio a Malnate, Felice Macchi venne ucciso e il milite Battistella fu condotto dai partigiani in un cascinale di Lomnago e successivamente si decise di trasferirlo presso la Banda Lazzarini a Voldomino. Era il 3 ottobre. Durante il trasferimento Battistella riuscì a scomparire e a riferire tutto quello che aveva appreso ai suoi capi: le conseguenze furono immediate. Il giorno dopo Lomnago veniva colto di sorpresa: tre partigiani rimasero in mano ai fascisti e due prigionieri fucilati sul posto. Il 5 ottobre fu la volta di Walter Marcobi, il leggendario capo della 121° Brigata Garibaldi "Gastone Sozzi". Aveva un appuntamento a Capolago; trovò ad attenderlo una macchina della polizia politica i cui uomini, dopo aver intimato l'alt lo ferirono gravemente. Marcobi fu trovato all'alba dissanguato in via dei Boderi. I combattenti delle Squadre del distaccamento G.A.P. varesini si ispirarono al capo assassinato per dare un titolo forte e carismatico al proprio gruppo fondando la " Brigata Walter Marcobi"; cosi' come accadde, subito dopo, per la "Giuseppe Brusa" e la "Bartolomeo Bai". Nella stessa giornata in una trattoria furono arrestati Antonio Cetin e Angelo Chiesa, mentre solo per miracolo si salvarono Montanari e Pianelli. In questo giorno si creo’ la condizione per il rastrellamento della Banda Lazzarini: quel giorno i fascisti arrestarono nello stabilimento Viscontea di Luino Aldo Chiosi e lo torturarono per farlo parlare. All’alba del 7 ottobre attorno alla cascina posta in località’ "GERA", tra Voldomino e Cucco, scattò la trappola fascista contro Lazzarini e i suoi compagni. Gli uomini colti di sorpresa e catturati furono 19; Lazzarini e pochi compagni si salvarono, in quanto stavano effettuando un servizio di pattuglia. Il massacro fu condotto con fredda determinazione: Dodici fra i catturati sono fucilati. Sette partigiani ebbero salva la vita e furono: Antonio Rosato (23 anni, di Barcellona), Felice Giorgi (21 anni, di Malnate), Renato Minazzi (18 anni) e Carlo Boari (24 anni) di Varese, Pietro Sora, Domenico Carretti e Giulio Zamberletti di Varese. Inoltre si salvarono quattro donne che avevano aiutato i partigiani: Maria e Rosa Garibaldi, proprietarie della casa di Voldomino, sede della banda, Dolores Bodini e Angela Negri, il cui vero nome è Angela Bianchi, moglie di Lazzarini.